Il quartiere Coppedè sorprende romani e turisti per l’eleganza ed il simbolismo nascosti in ogni Palazzo ed elemento architettonico, tanto da rimanere affascinati poiché immersi in una atmosfera fiabesca e fantastica, nella zona Trieste, area residenziale molto chic, collocata su strade calme e alberate.
Il Quartiere Coppedè è però impropriamente così nominato poiché il progetto originario – affidato all’architetto fiorentino Gino Coppedè esponente dell’Art Nouveau – era quello di erigere 18 Palazzi e 27 edifici tra palazzine e villini, ricalcando gli stili della Roma Imperiale, per ospitare Ambasciate ed esponenti dell’alta Borghesia romana.
Progettato nel corso del 1910-1920 copre una superficie relativamente piccola, ma è conosciuto per la sua architettura eclettica e fantastica, che combina elementi gotici, rinascimentali, barocchi e persino medievali, così ricco di dettagli intricati e sorprese architettoniche in ogni angolo.
Le strade sono incorniciate da edifici unici, che presentano una varietà di stili e influenze, rendendo il quartiere un vero e proprio museo all’aperto. Per la realizzazione venne usato il travertino (sempre in onore della Roma imperiale) mentre gli interni dei Palazzi furono realizzati in maiolica smaltata per le cucine, parquet in legno per i soggiorni e mosaici in stile pompeiano per i bagni.
L’ingresso principale del Quartiere Coppedè, dal lato di via Tagliamento, è rappresentato da un grande arco che congiunge due Palazzi detti “degli ambasciatori”. Poco prima dell’arco si trova un’edicola con una statua di Madonna con Bambino. Sotto l’arco, oltre a due balconi, si trova un grande lampadario in ferro battuto, decorato con numerosi elementi architettonici, che hanno la caratteristica di essere disposti in modo asimmetrico.


Superato l’arco si giunge a piazza Mincio, centro del quartiere. In mezzo alla piazza sorge la Fontana delle Rane, costruita nel 1924, in stile neobarocco. La Fontana con la vasca dalla forma di conchiglia molto decorata è sostenuta sulle spalle da due figure umane l’una di schiena all’altra, dalle cui bocche esce l’acqua contenuta nella conchiglia; la conchiglia a sua volta è riempita dal doppio getto emesso dalla bocca di una grossa rana. Le conchiglie e la presenza di una grossa ape sul bordo della vasca sono unanimemente riconosciute come un omaggio alle fontane del Bernini.


Uno dei punti di riferimento più iconici del quartiere Coppedè è il Palazzo del Ragno, un edificio caratterizzato da una torre centrale decorata con sculture di ragni e un’ampia varietà di dettagli architettonici fantastici. Il Palazzo prende il nome da un grande ragno che decora il portone, ma è da notare soprattutto la scritta che compare sulla facciata: Artis praecepta recentis / Maiorum exempla extendo (rappresento i precetti dell’arte moderna attraverso gli Coppedè esempi degli antichi), una dichiarazione d’intenti dell’architetto Coppedè nonché del suo genio eclettico.
Il Palazzo è circondato da altre strutture affascinanti, come la Casa delle Fate, con il suo aspetto da castello delle fiabe, e il Villino delle Fate, un edificio con un design unico che sembra uscito da un mondo fantastico.


I Villini delle Fate colpiscono per l’esuberanza decorativa delle facciate, tra rilievi e dipinti che spaziano, da immagini di Firenze e ritratti di Dante e Petrarca, a omaggi a Roma e Venezia (con il leone di San Marco) a fregi geometrici, storie medievali, putti, festoni ed elementi floreali.


Il quartiere Coppedè ha attirato l’attenzione di artisti, scrittori e cineasti nel corso degli anni. Grazie alla sua atmosfera unica e suggestiva, dal fascino esoterico, è stato spesso utilizzato come sfondo per film (soprattutto del regista Dario Argento che abita nei pressi del Quartiere), gialli e serie televisive, aggiungendo ulteriore fascino e notorietà all’area.


Molti hanno come scenografia Piazza Mincio, la Fontana delle Rane ed il Palazzo del Ragno come: L’uccello dalle piume di cristallo (1970), Inferno (1980), La ragazza che sapeva troppo (1963), Omen il presagio (1976), Il Profumo della Signora in nero (1974) e tantissimi altri.
Nonostante il suo status di tesoro nascosto, il quartiere Coppedè è aperto al pubblico e può essere esplorato liberamente. Gli amanti dell’architettura, gli appassionati di storia e coloro che cercano una pausa dal caos della città possono passeggiare per le strade del quartiere, ammirando la bellezza e la stravaganza dei suoi edifici.
Le sue strade infatti sono un labirinto di archi, colonne, statue e decorazioni elaborate, con ogni edificio dotato di una sua personalità e unicità.
Gli elementi gotici, le guglie, i rosoni, si mescolano con le linee curve e gli archi dell’architettura rinascimentale. Le facciate adornate da bassorilievi, mosaici e sculture raffiguranti personaggi mitologici, animali fantastici e simboli enigmatici, ne fanno un “unicum” architettonico da visitare assolutamente.


Una gemma con riferimenti culturali appartenenti alle epoche storiche più disparate che vanno dal Liberty all’Art Decò, da Medioevo al Manierismo e al Barocco, facendone una via molto cara e apprezzata dai romani.
